martedì 5 aprile 2011

Relazioni istituzonali e processi federalisti




Perché lo sviluppo delle relazioni istituzionali nel territorio.


La storia degli stati di lunga tradizione federale e presidenziale ci insegna che in un contesto così caratterizzato all’interno di queste strutture politiche e di governo basate su principi autonomistici le regole di confronto con i diversi gruppi sociali ed economici sono un aspetto centrale dell’architettura e della prassi istituzionale sia dello stato federale che dei singoli stati. Ciò accade non solo per ragioni di assetto e statica politica, ma perché si cerca di rafforzare nei diversi livelli la capacità di analisi pubblica dei problemi, la qualità e la sostenibilità della decisione e della legislazione, quindi la competitività delle entità autonome e dell’intero sistema. C’è dunque, almeno storicamente, una costituente ricerca di equilibrio ed un preciso nesso tra federalismo e compiuta rappresentanza di interessi. Si è riscontrata invero anche la tendenza di ogni ordinamento federale a migliorare nel tempo la legislazione sulla trasparenza e sulla riduzione dei conflitti di interesse in questo tipo di rapporti. In ogni caso il dato costante da cui si sono prese le mosse in presenza di forti comunità autonome è sempre stato quello di una considerazione molto (più) pratica e concreta nella definizione dell’ “interesse pubblico”.


Così pure nel nostro Paese, nella direzione di una rafforzata autonomia locale, oggi più che mai, agire nell’interesse generale, seguendo pure al meglio il dettato costituzionale e quindi il vincolo imperativo della funzione pubblica, non significa agire in astratto, con formalismo e distacco e al di sopra degli interessi particolari provenienti dal territorio. Proprio gli assetti statutari-federalisti che nel titolo quinto della Carta costituzionale trovano fondamento impongono di accogliere (leggasi: accesso) con trasparenza (leggasi: informazione) ed imparzialità la partecipazione informata e, se possibile, esperta delle rappresentanze economiche e sociali, valutarne i portati, coordinare le diverse istanze ed espressioni, infine produrre politiche di sintesi, economiche ed efficaci, di riscontrabile e positivo impatto. Ogni decisione pubblica, si concretizzi anche in atti sub-legislativi o in provvedimenti amministrativi espressi in sede locale, non può che essere espressione di quella focalizzata volontà generale di cui l’ente territoriale è istituzionalizzata espressione, quindi traduzione politica e giuridica di una realtà risalente, portato della specificità degli elementi sociali ed economici, nonché delle istanze e delle pressioni proprie del substrato reale da cui è tratta. Inoltre appare sempre più evidente che nell’aumentata complessità dei sistemi, anche locali, la decisione pubblica, o meglio il procedimento decisionale pubblico, necessita di conoscenze e nozioni che non sempre appartengono all’ambito burocratico e ancora di meno al personale politico, vale a dire a coloro che nell’insieme dovrebbero provvedere materialmente ad elaborare gli atti (Rif. P. Torretta). Si osserva, anche in riferimento a fenomeni che possono lambire o toccare la sfera penale, che le operazioni di decentramento comportano rischi di varia natura, non solo organizzativi, poiché non è detto che a queste si accompagni una ricostruzione sul piano locale dei controlli e delle professionalità che agivano in precedenza ad un livello istituzionale più elevato nelle funzioni di governo e gestione (Rif. B.G. Mattarella).


Non risulta estraneo a questo ragionamento il principio di sussidiarietà, ben esplicitato dall’art. 118 della Costituzione, inteso sia in senso verticale o della prossimità dei centri di decisionalità, sia in senso orizzontale, riferito alla capacità organizzativa e di rappresentanza dei corpi intermedi, tra i quali spiccano i gruppi portatori di interessi particolari. Analogamente - espressi non a caso dalla stessa disposizione costituzionale - trovano riscontro i principi di differenziazione e di adeguatezza che, attualizzati da diverse recenti normative (ess.: AIR e nuovo CAD) impongono una riorganizzazione persino tecnologica dei canali e degli strumenti di relazione con le rappresentanze sociali ed economiche locali. Tutto questo, risulta evidente, non riguarda quindi soltanto le garanzie ed i percorsi di democrazia partecipativa e deliberativa, ma ha a che fare in modo diretto, decisamente incidente, sulla qualità della decisone pubblica e sulla efficacia puntuale (procedimento) e complessiva (indirizzo) dell’amministrazione.


Non si può prescindere del resto dalla precisa consapevolezza delle nuove super-statali regole del gioco che la modernizzazione forzata delle nostre democrazie liberali ( ..pluraliste ?) ed industriali impone; e questa necessità si rende ancora più impellente ed evidenziata dall’impronta federalista che gli stati, compreso il nostro, intendono darsi, nonché dall’internazionalizzazione degli organismi pubblici, in particolare di quelli di governo dell’economia. Le unioni di stati (UE) e le strutture federali interne spingono per una governance del tessuto sociale ed economico a più livelli, che già oggi trova riscontro, e che tutti i giorni sperimentiamo. In questo contesto - è stato più volte detto - una sola strada risulta percorribile nel porre normative e politiche di sviluppo sempre più complesse: quella del costante confronto e della cooperazione di tutti i soggetti politici, nei diversi livelli territoriali, con i differenziati corpi sociali ed i gruppi legittimamente ed apertamente portatori di interessi particolari.


Per l’attuale realtà italiana esistono poi ragioni politiche e strutturali di fondo che consigliano uno sviluppo fattuale e formale delle relazioni istituzionali nelle sedi regionali e municipali, ragioni legate all’affermazione delle forme presidenzialiste e di governatorato collegate spesso ad uno strapotere delle leadership della maggioranza locale. Le forme verticali di governo locale, che in questa attuale dinamica federalista si vanno sempre più a connotare, hanno ulteriormente depotenziato le funzioni operative classiche dei partiti, delle assemblee istituzionali e per molti aspetti anche quelle dell’apparato servente e richiedono quindi la presenza qualificata ed esperta nel processo decisionale pubblico delle rappresentanze economiche e dei diversi vissuti sociali: prima di tutto per il mantenimento delle condizioni democratiche e direttamente per la competitività culturale ed economica del sistema che esse presiedono. La rappresentazione e l’espressione organizzata di interessi particolari, siano essi in coordinamento che in contrapposizione, si manifesta come un fondamentale antidoto nei confronti della possibile concentrazione del potere, e quindi non solo diventa rilevante l’organizzazione e l’efficienza delle rappresentanze, ma anche il lavoro compiuto per stabilire e garantire le interne regole del gioco, vale a dire le modalità del concorso alla decisionalità pubblica da parte dei diversi portatori di interessi. In altre parole si tratta di rinnovare il collegamento tra società civile ed economica e rappresentanza politica, ri-bilanciare il rapporto tra vertice dell’amministrazione ed organo di indirizzo come sede di ascolto ed integrazione, sviluppare infine altri poteri in funzione di garanzia democratica.


Si possono aggiungere a questi rilievi, di ordine prettamente politico, ulteriori di natura economica. L’amministrazione locale di un grande capoluogo o di un’area metropolitana infatti va a presentarsi sempre di più come holding di controllo di enti di servizio e società e come tale deve agire in collegamento, interlocuzione trasparente, e capacità di trasferimento di valore rispetto ai propri stakeholders. In questo senso la governance pubblica non si potrà sottrarre più a lungo agli aggiornati sistemi di amministrazione e controllo introdotti per i gruppi privati, in primo luogo in termini di accountability, rispetto al proprio circostante ambiente ed organizzato tessuto economico e sociale.


A questo punto tuttavia è giusto osservare che i lati del rapporto sono due ed i nuovi meccanismi di relazione che dovranno affermarsi non possono che coinvolgere analogamente anche i gruppi e le rappresentanze private. Da qui la necessità per queste ultime di interrogarsi e scegliere: mantenere una relazione del tutto privata con il politico locale emergente per la trattazione dei problemi, sullo stile della vendita al dettaglio di pezzi di micro-politiche e singoli benefits, oppure pretendere l’inserimento esperto ed autorevole nei processi di decisionalità pubblica attraverso canali di accesso garantiti e trasparenti. In altre parole scegliere se accettare consapevolmente il modello plebiscitario e in esso subordinatamente sopravvivere o proporsi come soggetti attivi del sistema politico locale, pienamente legittimati ed assolutamente intenzionati a far valere e rivalutare le componenti rappresentative e gli istituti che concretamente le possono esprimere. E’ una questione di visioni e di dosaggio, e questo, per tutti, sembra essere il momento delle scelte.


Venendo infine al generale confronto politico sul federalismo in atto nel nostro Paese, agli equilibri geo-politici, alle contrapposizioni territoriali ed alle dinamiche istituzionali che sembrano dover affermarsi, per quanto qui interessa, osserviamo che per poter creare una risalente spinta democratica ed il miglioramento della qualità della politica e dell’amministrazione - visto che alla fine questo è anche l’obiettivo ultimo di ogni corretta relazione istituzionale - tra le diverse autonomie regionali e le diverse municipalità che all’interno di queste trovano spazio come fenomeno tipicamente italiano, analogamente a ciò che dovrebbe avvenire all’interno di ogni autonomia tra le componenti private in essa collocate, si dovranno individuare rispetto ai livelli istituzionali sovraordinati più adeguati canali di accesso e garanzie per la trasparenza dei processi decisionali federali e comunitari. Per il mantenimento delle condizioni pluraliste e democratiche e non ultima l’unità nazionale, gli interessi politici, economici e culturali propri delle comunità locali, rese esse stesse sistema e gruppo nella sintesi istituzionale, dovranno necessariamente trovare affermazione in un quadro relazionale ed istituzionale trasparente e paritetico.


Maurizio Benassuti



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