lunedì 14 settembre 2009

Condizioni delle relazioni istituzionali dei gruppi di interesse imprenditoriali

I gruppi associativi di rappresentanza imprenditoriale, tra tutti gli aggregati sociali, vengono considerati a ragione quelli che possono avere maggiore incidenza sulla decisionalità pubblica. Il motivo è semplice: la condizione di benessere di un’intera comunità dipende in larghissima misura dall’efficiente impiego delle risorse, di tutte le più importanti risorse, da parte delle imprese. La forza strutturale del comparto economico può favorire o erodere la qualità della vita dell’intera società; questo è un fatto che chi governa, a qualsiasi livello, non può ignorare. Il “collegamento” delle aggregazioni imprenditoriali alla politica ed alle “politiche”, oggi non può essere basato (soltanto) sul finanziamento più o meno trasparente e strumentale dei partiti e degli esponenti politici o, viceversa, nella assegnazione di ruoli di responsabilità pubblica ai dirigenti delle stesse. Questo fenomeno, lo si è visto in più circostanze, può portare a spinte molto particolari e contrastanti con gli interessi del sistema democratico. Il problema del rapporto delle associazioni imprenditoriali con la politica non si può risolvere attraverso pratiche clientelari, cooptazioni, concertazioni riservate, ma sulla base di due aspetti fondamentali , l'uno di carattere organizzativo e l'altro di natura relazionale. - L'aggregazione imprenditoriali deve prsentarsi con un’assetto organizzativo coerente con la funzione: quella di aggregazione e di rappresentanza; deve sussistere una struttura funzionale alla relazione con le istituzioni e tutti gli ulteriori stakeholder presenti nel sistema sociale, economico e politico. - I protocolli di confronto con le istituzioni politiche devosono basarsi essenzialmente sulla competenza ed avere la necessaria trasparenza, così pure su canoni esecutivi e standard di livello internazionale.


sintesi mbr

Incidenza della relazione istituzionale nella innovazione della Pubblica Amministrazione

Dalla fine degli anni ’90 la visione del legislatore favorevole all’incremento dei momenti di confronto tra pubblica amministrazione e gruppi di interesse resta documentata da un consistente numero di disposizioni normative (esempio: disciplina dell’impatto della regolamentazione - AIR). Tuttavia questa impostazione continua a rimanere minoritaria nella cultura giuridica ed amministrativa del nostro paese. In realtà è assodato che, rispettate determinate precondizioni di autonomia, trasparenza, correttezza e parità di accesso, le rappresentanze dei gruppi di interesse possano fornire un importante apporto conoscitivo e valutativo nei procedimenti di produzione normativa e nella governance, a qualsiasi livello esse si debbano esprimere. Tutto ciò anche in vista della necessità di un’azione di gestione delle problematiche pubbliche sempre più tecnica e specialistica e quindi più “adeguata” ed efficace. Premesso che "la struttura della burocarzia è forse l'elemento di maggiore effetto su ogni specifico processo di policy", in linea di principio si può sostenere che l’apertura dei processi legislativi ed esecutivi alla partecipazione delle rappresentanze di interessi, anche per quanto concerne la stessa semplificazione e riorganizzazione del comparto pubblico può fornire tre essenziali contributi: a) un incremento del know how gestionale nei settori cui è rivolta la struttura amministrativa da riformare, grazie ad una conoscenza dettagliata dei fenomeni sociali ed economici verso i quali la funzione pubblica dovrebbe operare (expertise); b) un apporto di elementi valutativi ex ante concernenti l’efficacia delle decisioni da prendere e le conseguenze che da queste deriverebbero (impatto); c) una funzione di consenso preventivo all’innovazione normativa ed organizzativa, per la composizione di eventuali conflitti ed in modo da evitarne quanto più possibile l'insorgenza (contrattualizzazione delle politiche). Aspetti essenziali (elementari) della dinamica della consultazione. - Partecipazione a gruppi di lavoro, osservatori, organi consultivi pubblico-privato dei rappresentanti delle organizzazioni private interessate; - Incontri, tavoli, workshop periodici sugli aspetti generali dei processi di riforma delle funzioni pubbliche (anche locali), di regolazione e semplificazione ; - Acquisizione di progettualità, proposte o pareri su determinati schemi riorganizzativi o progetti di politiche pubbliche. Il modo in cui l'amministrazione acquista e gestisce le sue conoscenze spesso può essere la chiave di volta per ciò che in concreto può realizzare. N.B. Nel rapporto OCSE del 2001 sul sistema di governo e regolamentazione italiana si sottolineava: “passi importanti debbono ancora essere fatti, soprattutto nella direzione di rafforzare ulteriormente la consultazione pubblica (dei soggetti privati) nel processo di riforma dell'amministrazione statale (.. regionale, locale …) in quanto questo determinerebbe benefici in termini di qualità della regolazione, legittimazione e osservanza delle norme”.

sintesi mbr

sabato 12 settembre 2009

Relation style di T.Muzi Falconi

Paga essere onesti e non trovarsi mai costretti a dire una bugia. Non sempre è necessario dire tutta la verità, ma mai dire una bugia. La credibilità dell'interesse rappresentato e, a seguire, del singolo professionista sono i valori più importanti da salvaguardare;

Esplicitate sempre il proprio interesse, quello specificamente rappresentato insieme all’obiettivo perseguito;

Date sempre al decisore pubblico un valore aggiunto. Se non c'è valore aggiunto percepibile, non date nulla;

Fate bene i “compiti a casa” e indirizzate l'informazione a chi è davvero interessato a riceverla;

Nell'argomentare un tema, partite sempre dall'interesse del decisore pubblico, seguito da quello del cittadino qualsiasi, mai da quello dell'organizzazione;

Iniziate sempre con i punti salienti della richiesta, mai lasciarli alla fine;

Tenete conto delle specificità di ciascun decisore, del suo gruppo di appartenenza e dei tempi diversi di ciascuna decisione;

Ponetevi sempre l'obiettivo di ottenere dal decisore una posizione corretta, non “favorevole”;

Tenete sempre presente che siete solo una delle migliaia di fonti del decisore e non quella privilegiata;

Se non si desiderate che una frase, un commento o una notizia vengano utilizzate impropriamente, non fatene menzione, neppure in via confidenziale.


(fonte: T. Muzi Falconi, Governare le relazioni, Gorel - Il sole 24 ore, 2005)