venerdì 28 agosto 2009

La rappresentanza di interessi in UE, possibili richiami nella realtà italiana

La registrazione: un sistema su base volontaria. "Archivio pubblico delle lobby " Una formula tesa a rendere proficuo e trasparente il rapporto pubblico-privato durante i processi decisionali pubblici sia di carattere legislativo che amministrativo suggerisce la creazione un registro su base volontaria, assistito da incentivi. Una raccolta basica di dati riguardanti i soggetti portataori di interessi ed i loro rappresentanti potrebbe contenere utili informazioni sulle organizzazioni presenti nel territorio e sulle istanze per le quali esse agiscono nella relazione con l'istituzione pubblica. Potrebbe trattarsi di un archivio (telematico) conservato presso gli organismi pubblici di riferimento o persino una possibile agenzia nazionale riguardante i soggetti italiani, comunitari o extraeuropei che intendano rapportarsi con le istituzioni pubbliche di diverso livello per rappresentare particolari o diffusi interessi. La “registrazione” risulterebbe libera, non configurandosi come iscrizione ad un albo professionale; non dovrebbe quindi risultare obbligatoria e contemplare particolari oneri se non quelli legati alla trasparenza e sarebbe eseguita spontaneamente a seguito della concessione di opportuni servizi ed incentivi e per finalità essenzialmente pubblicitarie. Si osserva in proposito che alcuni dei nuovi Stati membri dell’UE stanno valutando l’ipotesi di introdurre sistemi obbligatori di registrazione in albi o elenchi pubblici per i lobbisti, ma questo non è stato finora l’indirizzo degli organismi comunitari e nazionali più evoluti (Bundestag). Lo Stato e così pure le Regioni italiane potrebbero invece, in assonanza con quanto attuato in sede UE, sviluppare e gestire un sistema di inserimento dati su base volontaria via Internet per tutti i gruppi di pressione ed i lobbisti che desiderano essere consultati sulle inerenti iniziative pubbliche. Il primo vantaggio per chi effettuasse questa facile “operazione trasparenza” potrebbe essere quello di essere volta per volta previamente avvertito (pere via telematica) qualora vi fossero delle consultazioni aperte sui temi di specificato interesse (per un esempio operativo in atto: http://www.ars.sicilia.it/edem/avvisami.jsp). Soltanto i rappresentanti dei gruppi registrati potrebbero allora giovarsi di queste preventive e tempestive informazioni ed altri benefici comunicazionali preordinati. I dati essenziali da fornire: la categoria o il soggetto rappresentati, la missione, le fonti di finanziamento, le somme impiegabili nell'azione di pressione. Giusto sarebbe accompagnare il "registro" con un "codice di condotta" da sottoscrivere dal rappresentante all'atto della registrazione. Dal punto di vista dell’opinione pubblica e del controllo sociale il registro assolverebbe alla essenziale funzione di trasparenza fornendo una descrizione generale e puntuale sulle attività dei soggetti attivi e dei gruppi che esercitano azioni di lobbismo presso le istituzioni nazionali e locali italiane. sintesi mbr

Una proposta: l'agenzia per le relazioni istituzionali

Un organo di amministrazione del sistema delle relazioni istituzionali L’aggregazione dei dati rispetto a tutti i soggetti e le attività di rappresentanza di interessi presso le diverse istituzioni pubbliche del nostro paese, secondo alcuni definiti standard, potrebbe essere resa effettiva con l’istituzione di una agenzia pubblica per le relazioni istituzionali (vedi per analogia: http://www.aranagenzia.it/) che fungesse da organizzazione di garanzia, registrazione, accreditamento e controllo sull’intero sistema delle relazioni istituzionali italiane. Ovviamente tale agenzia dovrebbe poter disporre di poteri ispettivi e repressivi per quanto concerne le pratiche esorbitanti i principi etici e legali dell’attività di relazione istituzionale con riferimento ad entrambi i soggetti del rapporto. Per i controlli sull’attività di relazione dei rappresentanti istituzionali eletti l’agenzia non potrebbe che avere prerogative limitate: semplice richiesta diretta di informativa da rivolgersi all’interessato e potere di proposta sanzionatoria agli organi disciplinari competenti presso le assemblee elettive. mbr ©

Standard di consultazione

Soluzioni organizzative e standard per la consultazione delle parti interessate. Dall’esperienza europea si possono desumere alcuni indicatori sia per le garanzie che per l’efficacia di una consultazione. Fatta salva in ogni circostanza la preventiva e doverosa valutazione da parte dell’organo pubblico dei requisiti minimi di carattere organizzativo e legale dei propri interlocutori privati, gli standard della relazione istituzionale dovrebbero allora partire ed in qualche modo comprendere alcune specifiche precisazioni di ordine pubblicitario sugli attori, con esposizione delle caratteristiche tanto dell’organo pubblico coinvolto quanto del gruppo di interesse agente, nonché del motivo puntuale degli interventi in sede politica, istituzionale, amministrativa e della relazione così instaurata. In altre parole: trasparenza e responsabilizzazione per entrambi i lati del rapporto e per tutti quegli aspetti che dovrebbero rappresentarne lo sviluppo. Per quanto attiene il lato privato, preventivamente ad ogni accreditamento si dovrebbero enunciare le indicazioni concernenti i dati personali dei rappresentanti, la descrizione degli interessi posti in oggetto, del grado di rappresentatività, del livello di competenza e di expertise, delle risorse (di ogni tipo) messe in campo. Rilevante sarebbe che anche che i contributi espositivi (giuridici e tecnici) e le specifiche richieste dei partecipanti alle consultazioni ricevessero pubblicità e fossero in vario modo accessibili, ad esempio attraverso la piattaforma telematica del sito internet dell’amministrazione interessata. Tali informazioni potrebbero essere rese disponibili e restare anche successivamente documentate attraverso un apposito sistema-archivio di schede informative predisposte “a griglia”, gestite dall’istituzione pubblica destinataria dell’azione di pressione o, qualora fosse istituita, da una agenzia di garanzia e controllo del sistema. Verrebbe in questo modo gradualmente a formarsi una base dati (meglio se aggregata), su esposizione e partecipazione volontaria, riguardante le organizzazioni della società civile ed economica nazionale interessate alla decisionalità pubblica in vari settori. In sintesi: un database sui gruppi di interesse (lobby) operanti in ambito nazionale e locale e sulle attività da essi svolte. mbr ©

Tendenze disciplinari nella realtà delle relazioni istituzionali italiane

Oggi, in sede nazionale, differentemente da quanto è accaduto presso le istituzioni UE, non sembra essere “risalita” nell’agenda politica l’esigenza di assetto del fenomeno della rappresentanza di interessi; detto in modo più semplice non esiste una tangibile politica pubblica attinente tale sistema di rapporti, mentre questa, a partire dall’esigenza primaria di legalità, trasparenza, efficacia, appare sempre più essenziale, improcrastinabile, per l’evoluzione del nostro sistema politico ed economico. Le misure su cui sarebbe necessario porre l’attenzione sono i sistemi di controllo sociale, e la regolamentazione. Da una parte, per rispondere all’esigenza di controllo sociale, dovrebbero essere incrementati i luoghi materiali e virtuali e le occasioni di confronto per fornire all’opinione pubblica informazioni relative ai rapporti tra i rappresentanti dei gruppi di interesse e gli organi istituzionali (di qualunque livello). Dall’altra si fa sentire la necessità di porre norme, anche di autoregolamentazione, per garantire l’integrità etica, la legalità e l’opportunità di questa dinamica relazionale; norme condivise che possano concretamente “aiutare” la buona condotta delle persone svolgenti ruoli di decisionalità pubblica esposte a tali attività e, prima ancora, degli stessi rappresentanti di interessi. Così mentre in sede comunitaria con l’adozione di registri per le rappresentanze di interessi ed altre collaterali iniziative disciplinari (2008) si è arrivati ad un punto di sviluppo e di “decorosa” definizione del quadro dei rapporti, nel nostro paese il dibattito e soprattutto l’azione pubblica rimane sullo sfondo dell’agenda politica. Per quanto ci riguarda, nella finora inutile attesa di una presa di coscienza da parte del legislatore (e dell’esecutivo), non resterebbe priva di rilievo e positive conseguenze la determinazione di una autoregolamentazione su base volontaria sia per la parte pubblica che per coloro che, come parti private, svolgono attività di rappresentanza di interessi. In base all’approccio adottato a livello europeo, l’accento dovrebbe essere immediatamente posto sul comportamento etico dei rappresentanti delle stesse istituzioni oltreché sull’elaborazione di ulteriori norme deontologicamente vincolanti relative alla condotta dei lobbisti. Dunque anche i rappresentanti istituzionali - oltre alle relative disposizioni derivanti dai principi di ordine costituzionale ed ordinario riguardanti l’attività politico-istituzionale e l’azione amministrativa - dovrebbero essere tenuti a rispettare, anch’essi su base volontaria, ulteriori dettati volti a rafforzare la loro imparzialità ed indipendenza. Per quanto riguarda invece i soggetti privati “interessati” che entrano in relazione con gli apparati pubblici le caratteristiche principali di un codice di condotta potrebbero essere così riassunte: - agire in maniera onesta e dichiarare sempre l’interesse che essi rappresentano, - non presentare né divulgare informazioni false o fuorvianti, - non offrire alcuna forma di incentivo per ottenere risposte o ricevere un trattamento preferenziale. In entrambe i casi dovrebbero far seguito puntuali definizioni dei meccanismi di controllo e aspetti sanzionatori. Detti codici di autoregolamentazione dovrebbero riguardare non soltanto i rappresentanti pubblici e lobbisti professionisti che operano come dipendenti fissi di gruppi di interesse o per mandato di questi in apposite strutture ed agenzie, ma anche coloro che si dedicano saltuariamente ad attività di lobbismo (es.: studi legali ed esponenti di centri studi). Inoltre, poiché un sistema di questo tipo si baserebbe in prevalenza sull’autodisciplina, per renderlo compiuto ed efficace, sarebbe comunque necessario porsi sulla via di un consolidamento condiviso dei codici già esistenti (per il nostro paese vedi: http://www.ilchiostro.org/index.php?page_id=55#sel_codice ) ed introdurre un quadro comune di attuazione e di sanzioni rispettato da tutti. In riepilogo va evidenziato che le due opzioni riferentisi al controllo sociale ed alla regolamentazione, rispetto agli obiettivi di fondo, sono in realtà interdipendenti ed integrate. Il controllo esterno presuppone infatti che "a monte" siano fissati e divulgati con i mezzi più idonei dei principi generali e requisiti minimi o standard per la consultazione delle parti interessate. Il complesso di coregolamentazione o semplicemente di autoregolamentazione sarebbe infine esso stesso mirato alla trasparenza. In ogni caso l'interazione di standard operativi e trasparenza punterebbe diritta verso l'obiettivo essenziale di migliorare in modo energico e con riflessi pressoché immediati la qualità della funzione di governo e legislativa locale e nazionale nei diversi settori di intervento. mbr ©

Interesse pubblico e interessi particolari

Per dare qualche elemento di concretezza al dibattito sull’inquadramento del fenomeno lobbistico anche per quanto concerne il livello nazionale è opportuno innanzitutto dare uno sguardo, sia pur schematico, alla prassi dei rapporti tra le nostre istituzioni pubbliche e coloro che tendono ad essere definiti anche nel nostro paese lobbisti (più opportunamente: rappresentanti di interessi). In ogni caso vi sono alcune premesse descrittive ed esigenze disciplinari che non sono dissimili per quanto concerne lo scenario continentale e nazionale. Il lobbismo rappresenta una componente fattuale, strutturale e legittima dei moderni sistemi democratici; va assumendo progressivo rilievo in qualunque livello istituzionale esso si esplichi, a prescindere dal fatto che sia svolto da singoli cittadini, formazioni sociali, organismi intermedi , organizzazioni economiche ed altri gruppi di interesse o da soggetti specializzati che lavorano per conto di essi (esperti di affari pubblici, centri di studi, studi legali). Superati alcuni non trascurabili e negativi esempi, nel gioco democratico, a certe condizioni, i rappresentanti di interessi con la loro azione possono persino dimostrare di poter contribuire a richiamare l’attenzione delle istituzioni su alcune problematiche rilevanti per l’intera comunità. Per questo motivo in alcuni casi gli enti territoriali hanno ritenuto di dover offrire un riconoscimento per garantire la presenza consultiva di questi soggetti a fianco del livello di governo (ad esempio per quanto concerne l’espressione delle posizioni dei consumatori e dei disabili o gli interessi in campo ambientale, ecc.). Nel contempo, si è dimostrata in più circostanze l’esigenza di predisporre un complesso di garanzie atte ad evitare che, attraverso un uso scorretto e strumentale delle pratiche lobbistiche, venga esercitata una pressione occulta o indebita sulle istituzioni pubbliche ed i loro rappresentanti per fini esulanti o palesemente contrastanti con quelli generali. In questo senso, qualora dei gruppi di interesse intendessero contribuire allo sviluppo delle politiche pubbliche nazionali o locali in un quadro di garanzie democratiche, dovrebbero avere come prima preoccupazione quella di essere trasparenti: illustrare la propria missione generale e l’obiettivo particolare che essi si pongono. Portare all’attenzione dell’opinione pubblica l’apporto specifico che intendono offrire ed illustrare la compatibilità di questo con l’utilità generale. Indicare inoltre con chiarezza ed accessibilità le modalità di sostegno finanziario e le risorse impiegate nell’azione di pressione, con l’individuazione degli operatori e dei soggetti, persone fisiche e giuridiche, che direttamente o indirettamente "entrano in questo gioco". Per le istituzioni, di ogni ordine e livello, per altro verso viene il dovere di agire con imparzialità ed indipendenza identificando e salvaguardando prima di tutto “l’interesse generale della comunità”; quindi la potestà di adottare ogni deliberazione in ossequio alle finalità generali dello Stato, senza subire interferenze o indebite pressioni. La questione fondamentale che si pone è quindi quella relativa ai provvedimenti da adottate per garantire la trasparenza e la legalità di questo sistema di relazioni. Così di tratterà di elaborare indirizzi, disposizioni ed autoregolamentazioni che devono oggi più che mai risultare efficaci e proporzionate alla rilevanza quantitativa e qualitativa del fenomeno. mbr ©

La partecipazione informata


Nel corso del procedimento di elaborazione di una politica pubblica, così come di emanazione di un provvedimento legislativo o un atto amministrativo di carattere generale, per la complessità dei problemi sociali ed economici che si vanno ad affrontare, si mostra sempre di più l'esigenza di disporre di un'ampia gamma di conoscenze che al di là di quelle puramente giuridiche, possono toccare aspetti tecnici, scientifici, sociologici (ecc.), o dati appartenenti al patrimonio culturale ed esperienziale di organismi privati o individui. Per questo la consultazione e partecipazione dei soggetti portatori di interessi diffusi o particolari (stakeholder) e, se necessario, di esperti rappresenta un momento indispensabile per migliorare la qualità dell’azione di governo, della legislazione e infine della stessa basilare attività amministrativa. Fissare alcuni “requisiti minimi” per questo rapporto pubblico-privato significa creare un protocollo di riferimento generale finalizzato alla trasparenza, ma al contempo porre le premesse per il miglioramento della governance a qualsiasi livello essa si esprima. Si richiedono così percorsi di consultazione dei portatori di interessi piuttosto flessibili e quindi modulabili, tali da consentire di adattare i metodi alla configurazione dell’interlocutore ed ai settori specifici, con l'esigenza prioritaria di mantenere in ogni caso le caratteristiche basilari della legalità, imparzialità, trasparenza, efficacia dell’azione pubblica. Si potrebbe dire: garanzia di qualità del processo, qualità dell’output e dei risultati. Tutto questo assume ancora maggiore rilievo se le proposte politiche degli organi esecutivi e legislativi dello Stato e delle Regioni, sono particolarmente incidenti; quelle per le quali, come sempre più spesso accade, viene richiesta un’istruttoria ragionata ed un'attenta valutazione preventiva e successiva d’impatto. Questi requisiti minimi o norme di condotta allo stato attuale della nostra legislazione non sono giuridicamente delineati e quindi tantomeno vincolanti ma, laddove in pratica siano posti ed abbiano iniziato ad affermarsi, costituiscono un utile banco di prova per lo sviluppo in senso moderno e democratico dei rapporti tra l’apparato pubblico e la società civile ed economica. mbr ©

I cinque principi della (corretta) governance



Cinque principi sono alla base della governance.
Tali principi si applicano a tutti i livelli di governo: globale, europeo, nazionale, regionale e locale
(Libro Bianco Commissione EU 2001 cap.II.I ).

Questi principi costituiscono il fondamento della democrazia e della legalità nelle istituzioni politiche dell’Unione e degli stati che ne fanno parte.

Apertura,
Partecipazione
Responsabilità
Efficacia
Coerenza

Ciascuno di essi è essenziale al fine d'instaurare una governance efficace e più democratica.
Ma uno più degli altri per quanto concerne la rappresentanza di interessi e le relazioni istituzionali che ne derivano assume rilievo: quello di partecipazione.
La c.d. democrazia degli interessi dipende infatti in larga misura dalla possibilità di tutti di partecipare al dibattito pubblico: le politiche pubbliche non sono fatte solo dai governi, ma da un continuo confronto tra attori pubblici e privati (governance).

Alla base della partecipazione tuttavia sta un altro aspetto ed un ulteriore principio che risulta implicito: quello della informazione, in base al quale tutti debbono poter avere accesso agli aspetti pubblici delle questioni istituzionali in modo da poter seguire il processo politico nel modo più opportuno e nelle sue varie fasi.

Per lo sviluppo compiuto di questo binomio e della relazione che ne scaturisce un ruolo importante hanno le tecnologie dell'informazione e della comunicazione ed oggi le piattaforme web interattive.
Informare e comunicare di più e meglio è la condizione essenziale per sviluppare ogni forma di qualificata partecipazione.

Questi non sono principi astratti ma quadri di natura tecnica e politica che costituiscono anche i punti di riferimento per il dibattito sulla evoluzione delle nostre istituzioni comunitarie, nazionali, regionali e locali (government).


sintesi mbr

lunedì 24 agosto 2009

Imprese politica istituzioni

Relazioni e confronti. In Italia, fuori da alcuni ambienti che vorremmo definire emancipati e dalle esperienze di alcune più rilevanti organizzazioni economiche, l’azione professionale di rappresentanza di interessi (lobbying) continua a suscitare una mal celata diffidenza. In effetti nel nostro paese l’assetto complessivo dei rapporti stato-mercato non è mai stata cosa di facile approccio. Non è casuale che fino ad ora nessuno dei tentativi di regolamentare in modo specifico gli aspetti più prettamente operativi e professionali di questa relazione abbia avuto successo, trovando una costante resistenza nelle forze di governo nazionali e locali. A parte la rilevabile presenza di “poteri forti” poco interessati alla trasparenza, nella nostra cultura politica permane un atteggiamento che, se per molti aspetti e dati di esperienza appare fondato, risulta comunque piuttosto ipocrita: quello di evitare di definire e toccare con scelte di fondo o con una razionale disciplina il fenomeno. Si tende così sostanzialmente a negare l’esistenza della possibile, a volte molto marcata, azione generale di “pressione” degli interessi organizzati e l’incidenza della stessa; così pure restano poco evidenziate le specifiche iniziative assunte rispetto alle strutture pubbliche ed al corpo politico da parte di aggregazioni portatrici di interessi sia categoriali che territoriali (lobbies). Allo stato delle cose non esiste alcun riconoscimento politico e legale di questa relazione e della funzione esercitata dai portatori di interessi nei processi decisionali pubblici, tantomeno di quella che sempre più si dovrebbe delineare come una vera dimensione professionale interna o commissionata: quella del lobbista. All’opposto, ciò che ha attinenza alla rappresentanza degli interessi diventa spesso oggetto di reticenza se non di voluta omissione. Le sedi politiche nazionali e regionali, nonché gli uffici degli esecutivi e relativi corpi burocratici, sono in realtà affollate da operatori delle cosiddette relazioni pubbliche, ma nell’ufficialità definire tutto questo propriamente lobbying è fuori discussione. Il termine lobby inserito in questo contesto risulta ancora essere una parola con significati e rappresentazioni molto discutibili, quindi bandita dal linguaggio in uso. Una differenza sostanziale dalla situazione di oltre-oceano cui spesso si fa riferimento, dove non solo troviamo una ricercata disciplina, ma anche svariate indicazioni in atti di natura pubblica sulle modalità organizzative dei gruppi di pressione (es. PAC) e le relative azioni di lobbying con le sue articolate forme ed espressioni. Negli Stati Uniti, per favorire la trasparenza di questa dinamica, dall’interno degli organi legislativi e governativi vengono diramate notizie aggiornate e posizioni puntuali di legislatori e decison makers su materie e questioni importanti per l’economia e la società americana. Nelle democrazie più articolate e consolidate quindi le attività di rappresentanza di interessi, salvo sempre possibili comportamenti illegali, tendono a svolgersi alla luce del sole, tanto da essere disciplinate prima ancora che dalla legge da prassi e codici di autoregolamentazione che toccano entrambe le parti coinvolte. Le più recenti tra queste iniziative, che sono arrivate a lambire gli ambienti comunitari europei, riguardano delle organizzazioni finalizzate al miglioramento dei rapporti tra mondo politico ed affari il cui scopo principale è quello di stabilizzare il dialogo tra i due ambiti e gestire processi di formazione ed informazione reciproca tra eletti, imprenditori ed amministratori pubblici sulle rispettive attività e funzioni. In realtà nel nostro contesto al di fuori di puntuali orientamenti disciplinari e sedi di confronto più o meno istituzionalizzate come queste ci sono forti rischi che le intenzioni di chi ricerca, sia pure con le migliori intenzioni, il contatto con gli organi pubblici siano travisate e che le occasioni d’incontro offrano il pretesto per tentativi di strumentalizzazione o, peggio, per attività consociative. Così può accadere che se un'organizzazione di rappresentanza industriale o professionale proceda a promuovere un incontro con parlamentari o amministratori locali per esporre le proprie tesi su alcune politiche economiche, i media, assecondando gli interessi della propria parte, presentino l’iniziativa come un raduno clientelare di affaristi e politici per la trattazione di questioni fin troppo particolari. Il fatto è che in ogni caso il rapporto tra impresa e potere pubblico, anche per la forte incidenza di non edificanti fatti di cronaca, viene generalmente inteso come luogo di affermazione degli interessi del capitale in contrapposizione all’interesse generale e finisce per assumere una connotazione negativa. Contro questo modo di porre le cose va sottolineato che la ricerca di un più stretto ma trasparente e per quanto possibile codificato collegamento tra economia e politica dovrebbe nascere essenzialmente dalla necessità di assicurare un costante e reciproco scambio di idee ed esperienze. L’assunto è che legislatori e governanti potrebbero trarre beneficio dall’apporto di chi opera nel campo economico per la pratica e l'esperienza vissuta dei problemi; mentre le imprese dovrebbero imparare a conoscere la complessità delle logiche e dei meccanismi di funzionamento degli organismi pubblici, in modo da rappresentare in maniera leggibile ed efficace anche in quella sede i quadri di riferimento e le proprie istanze. Tutto ciò potrebbe essere un motivo per apprezzare ancora di più l’atteggiamento di avanguardia di quegli organismi ed associazioni imprenditoriali che volessero decidere oggi, senza attendere oltre, di assumere iniziative di autodisciplina e rendere note, pubblicandole sul proprio sito, o divulgandole con altri mezzi più tradizionali, le posizioni assunte su materie all’esame del decisore pubblico, in occasione di confronti privati e pubblici, specifiche audizioni ed eventuali concertazioni. Il giorno in cui anche nel nostro sistema sociale ed economico si potrà dichiarare apertamente da entrambi i lati del rapporto l’esistenza di tavoli formali di confronto e dell’azione di operatori professionali di lobbying, nonché pubblicarne le cronache e gli esiti senza suscitare scandalo, avremo fatto finalmente un passo avanti sulla strada che porta verso un paese più moderno e democratico.


Maurizio Benassuti R. 24 agosto 2009


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Consultazione dei portatori d’interessi.

Principi generali e i requisiti minimi: orientamenti comunitari.

I principi generali per la consultazione sono:
partecipazione,
apertura,
responsabilizzazione,
efficacia
coerenza.

In termini pratici, ciò significa garantire che l’organo pubblico che si accinge ad una deliberazione di rilievo politico o con riflessi generali organizzi audizioni delle parti interessate e che tali processi di consultazione siano trasparenti, efficaci e coerenti.

I cinque requisiti minimi riguardano diversi aspetti del processo.

A. Chiarezza del contenuto del processo di consultazione
Ogni comunicazione relativa ad una consultazione deve essere chiara e concisa, oltre a
contenere tutte le informazioni atte ad agevolare la risposta degli interlocutori.

B. Destinatari delle consultazioni
Nel definire le categorie di destinatari delle consultazioni, l’organo pubblico deve accertarsi
che tutte le parti interessate abbiano la possibilità di esprimere il loro punto di vista in condizioni di parità.

C. Pubblicazione
L’organo pubblico deve provvedere a diffondere le informazioni necessarie per sensibilizzare l’opinione pubblica e adattare i propri canali di comunicazione per raggiungere nel modo più opportuno le varie tipologie di pubblico. Senza escludere altri strumenti di comunicazione, gli esiti delle consultazioni dovrebbero sempre essere presentati su Internet e pubblicizzati su adeguati “punti di accesso”.

D. Limiti di tempo per partecipare
Nella programmazione dei lavori l’organo pubblico dovrebbe sempre lasciare alle parti interessate un tempo sufficiente per rispondere agli inviti ed inviare contributi tecnici e memorie scritte.

E. Ricevuta e feedback
L’organo pubblico, ricevute le apposite valutazioni dai rappresentanti degli interessi, rilascia ricevuta dei contenuti inoltrati.
I contributi alla consultazione ed i risultati della stessa, qualora non tocchino aspetti riservati, vengono diffusi via Internet sui siti istituzionali.
Si deve in ogni caso offrire un adeguato feedback alle parti che presentano i loro commenti e all’opinione pubblica in generale”


sintesi mbr

(fonte: allegato 2 orientamenti Commissione UE L.V. Trasparenza maggio 2006)

Questionario per organizzazioni rappresentative di interessi




QUESTIONARIO SULLA DISCIPLINA DELLE ATTIVITA’ DI LOBBYING



Concordate sul fatto che una adeguata e tempestiva informazione rivolta alle organizzazioni rappresentative di interessi particolari o diffusi consente alle stesse di partecipare in modo qualificato al processo di elaborazione delle politiche pubbliche e rappresenta uno strumento indispensabile per migliorare la qualità della legislazione e dell’attività amministrativa sia dello Stato che degli enti locali.

Si
No
Non so



Concordate sul fatto che nel nostro paese in caso di consultazioni si dovrebbero adottare delle misure per rendere più trasparenti le attività di rappresentanza di interessi presso le istituzioni pubbliche?

Si
No
Non so



Concordate sul fatto che gli organismi di rappresentanza che desiderano essere automaticamente avvertiti dalle istituzioni di riferimento su possibili iniziative o politiche pubbliche che li riguardino debbano preventivamente registrarsi e fornire informazioni, ivi comprese quelle riguardanti i loro obiettivi, la loro situazione finanziaria e gli interessi che essi rappresentano?

Si
No
Non so




Concordate sul fatto che tali informazioni dovrebbero essere accessibili al pubblico?

Si
No
Non so




Chi ritenete dovrebbe gestire un eventuale registro dei rappresentanti di interesse?

Una autorità pubblica indipendente
Lo Stato
Le Regioni
Una associazione o fondazione raggruppante i rappresentanti di interesse
Non so



Ritenete che sia opportuno consolidare i codici di condotta esistenti aggiungendo una serie di requisiti minimi comuni e condivisi dalle principali organizzazioni economiche e sociali?

Si
No
Non so



Chi dovrebbe redigere il codice di condotta ?

L’associazione professionale dei rappresentanti di interessi
Una conferenza programmatica delle organizzazioni di rappresentanza degli interessi
Lo Stato
Le Regioni
Non so



Concordate sul fatto che sia necessario un nuovo organismo pubblico e rappresentativo di controllo per vigilare sul rispetto del codice e che la violazione di quest’ultimo debba dar
luogo all’applicazione di sanzioni?

Si
No
Non so



Concordate sul fatto che siano necessari anche codici di autoregolamentazione per esponenti politici e dirigenti pubblici oltre le normali norme che ne disciplinano l’attività ed i poteri ?

Si
No
Non so



Ritenete che sia necessario prevedere un organo di controllo e delle sanzioni per la violazione di queste norme di deontologia pubblica ?

Si
No
Non so


(mbr - adattamento del questionario Commisione Ue maggio 2006)

giovedì 20 agosto 2009

Le lobby solo in una democrazia garantita

Lobbisti che parlano di democrazia. Esistono in Italia le condizioni affinché si possa sviluppare una corretta, garantita, dialettica tra i gruppi sociali, la politica, le istituzioni ? Forse ci sono situazioni e derive che impediscono che ciò possa accadere: “l’altra faccia della luna” come si dice in un recente saggio. Forse non si è notato - o non si è voluto far notare - che il tema delle dinamiche relazionali relative alle rappresentanze di interessi potrebbe essere uno dei nodi centrali dell'evoluzione della nostra fin troppo semplificata e ridotta democrazia. Quali sono allora gli elementi strutturali del nostro sistema politico che impediscono che in questo paese si possa parlare in senso proprio e moderno di lobbying o di “trasparenti” relazioni istituzionali ? Non sarebbe difficile individuarli ed enunciarli .. a volerlo fare ... Ma poi a chi gioverebbe ? Nonostante ciò dobbiamo ammettere che anche se non esiste un quadro ufficiale di riferimento, tantomeno una disciplina specifica e sebbene riguardo agli aspetti qualitativi e quantitativi del fenomeno non si abbiano dati consolidati, una certa abbozzata identificazione del lobbying italiano sia stata fatta, almeno sul piano operativo. Si potrebbe persino dire che, mutuando i contorni dall’esperienza comunitaria e nord-americana, si è arrivati ad un decoroso livello di statuizione degli standard professionali che dovrebbero contraddistinguere questa attività anche nel nostro paese, tenendola distinta da esperienze professionali che vanno dal giornalismo parlamentare, alla consulenza politica, fino alla legistica. In questa direzione il lavoro scientifico di alcuni pionieri, la nascita e lo sviluppo di alcune importanti agenzie, disegni di legge, episodi della cronaca e dibattiti, un’associazione che inizia a collegare un discreto numero di operatori, confronti attraverso il web. Alla fine si sono venuti a definire l’oggetto, il campo di azione, ed una sorta di “statuto” scientifico e professionale che dovrebbe avere chi opera con queste prerogative. Un aspetto preliminare su cui ci si è dovuti necessariamente concentrare è stato inevitabilmente quello definitorio, il cui riflesso ritroviamo nei più recenti disegni di legge e nel linguaggio scientifico. Dai tratti emergono due componenti: la competenza, o meglio le competenze; la deontologia. A “monte”, non abbastanza rimarcato, il necessario profilo di ordine etico-politico, come imprescindibile pre-requisito identitario del lobbista professionale. Fondamento costituzionale del tutto può essere considerato l’art.50 della Costituzione, dunque una norma di principio, un riferimento ampio e di tipo valoriale che introduce in un certo senso il discorso sulle possibili dinamiche di democrazia deliberativa: tutti i cittadini, singoli o associati “possono” rivolgersi ad una assemblea legislativa per esporre “necessità” e chiedere provvedimenti, così recita la norma. Ora, è nel significato pratico che si voglia attribuire a quel “possono” che sta il vero problema del lobbismo italiano. La questione cambia infatti se verifichiamo la praticabilità giuridica astratta dell’azione di relazione istituzionale, di proposta informata, di richiesta di valutazione di alcune categorie di interessi, dalla effettiva possibilità di esercizio di questi diritti e facoltà. E ancor diversa è la questione dell’efficacia di questi “eventuali” interventi partecipativi alle fasi istruttorie e (pre)decisionali nei procedimenti legislativi o nei processi di elaborazione delle politiche pubbliche. In altre più semplici parole ci dobbiamo chiedere se esistono quelle che abbiamo sopra definito le condizioni strutturali affinché le ordinarie rappresentanze di interessi di ambito economico o del mondo no profit - normalmente escluse dal triangolo della concertazione - possano concretamente prima presentare, poi sostenere, infine veder considerati i propri portati nella decisionalità pubblica ? Pare che oggi più che mai la risposta sia di tutta evidenza e che alcune specifiche e molto ingombranti “presenze”, se si vuole “anomalie”, del nostro sistema ci mostrino quale sia allo stato delle cose questa risposta. In qualche modo anticipando le conclusioni di una riflessione, che meriterebbe di essere fatta ed approfondita in altra sede, sembra di poter dire che l’attività di lobbying - se questo debba essere ciò che di “dignitoso” si è venuto a definire nel discorso accademico e professionale di questi ultimi anni - non abbia possibilità di esplicarsi in modo diffuso e compiuto in ambiti come quello italiano attuale, qualunque sia il livello istituzionale toccato. Più realistico affermare che essa potrebbe trovare luogo e sviluppo solo in un contesto democratico maggiormente garantito e pluralista. Lobbisti che parlano di democrazia: sconcerto o crescita ?

Maurizio Benassuti R. 1 settembre 2009


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Dirigenza pubblica: operazione trasparenza

Rilevante ai fini delle prassi delle R.I. il richiamo che la recente legge n.69/2009 fa alla necessità di pubblicazione dei profili professionali della dirigenza pubblica.

Un interessante esempio applicativo

http://www.cnipa.gov.it/site/it-IT/Il_Centro_Nazionale/Operazione_trasparenza/



LEGGE 18 giugno 2009 , n. 69
Art. 21.
(Trasparenza
sulle retribuzioni dei dirigenti e sui tassi di assenza e di maggiore presenza del personale)

1. Ciascuna delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, ha l’obbligo di pubblicare nel proprio sito internet le retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici ad uso professionale dei dirigenti e dei segretari comunali e provinciali nonché di rendere pubblici, con lo stesso mezzo, i tassi di assenza e di maggiore presenza del personale distinti per uffici di livello dirigenziale.
2. Al comma 52-bis dell’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la lettera c) è sostituita dalla seguente:
«c) obbligo, per la singola amministrazione o società che conferisca nel medesimo anno allo stesso soggetto incarichi che superino il limite massimo, di assegnare l’incarico medesimo secondo i princìpi del merito e della trasparenza, dando adeguatamente conto, nella motivazione dell’atto di conferimento, dei requisiti di professionalità e di esperienza del soggetto in relazione alla tipologia di prestazione richiesta e alla misura del compenso attribuito».
3. Il termine di cui all’alinea del comma 52-bis dell’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, è differito fino al sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore della presente legge.

mercoledì 19 agosto 2009

Analisi di processo: Il consiglio regionale umbro all'avanguardia

Analisi di processo è il nome che si è scelto presso il Consiglio Regionale della Regione Umbria per raccogliere in un’unica definizione l’insieme delle informazioni, delle analisi e degli approfondimenti sugli atti legislativi regionali.
La documentazione prodotta e tutto quanto c'è da sapere di una legge regionale, dall’elaborazione della proposta alla sua entrata in vigore, fino al momento della valutazione degli esiti.

L'analisi di processo si articola in sette capitoli generali, ognuno dei quali contiene
diverse voci di approfondimento:
1 proposta
2 dati identificativi
3 valutazione ex ante
4 attività delle Commissioni
5 attività dell’aula
6 adempimenti successivi
7 valutazione ex post


La valutazione ex ante (punto 3) come si dice nella presentazione ufficiale è uno dei momenti di maggiore delicatezza della procedura di prepazione ed emanazione dell’atto normativo. Comprende l'analisi tecnico-normativa, l’analisi documentale e la valutazione delle politiche che vi sottostanno.
Approfondisce, trattandoli con puntualità e accuratezza, gli aspetti già evidenziati nella proposta, dagli obiettivi e finalità, fino allo schema economico-contabile dell’intervento.
Questa fase dal punto di vista delle relazioni istituzionali è la più rilevante essendo quella in cui attraverso audizioni o trasmissioni di paper si attua la partecipazione informata dei soggetti interessati al processo deliberativo pubblico.

sintesi mbr

Fonti:

http://www.crumbria.it/pdf/analisi_di_processo.pdf

http://www.crumbria.it/page.asp?c=17&r=&tipor=0

lunedì 10 agosto 2009

Lobbying "italiano"

Definizione e contorni Sembrerebbe che nell’ambito di quelle persone ed organizzazioni che in termini più o meno professionali, scientifici, o altro si occupano della dinamica della rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici si sia formato un lessico, una specie di definizione d’insieme derivante da una sorta di consapevolezza tecnica di questa attività e dei suoi contorni. Una consapevolezza che se ben incanalata e gestita, anche attraverso alcune iniziative di tipo associativo potrebbe in effetti portare a qualche passo in avanti verso la professionalizzazione degli attori e delle sedi. Ma - e questo è il punto - gli aspetti definitori autodeterminati, scontano due limiti, o meglio si rapportano con difficoltà allo stato reale delle cose, che oggi non sembra essere, per una modalità di rappresentazione autenticamente contenutistica e democratica degli interessi, il più opportuno. Il primo di questi ostacoli è di carattere “strutturale”; l’altro scientifico e relazionale. Piegare un istituto anglossassone, il lobbying, volendo usarne con proprietà il termine descrittivo, alla prassi ed al quadro relazionale pubblico-privato italiano è un’operazione piuttosto azzardata. Infatti risulta poco compreso e in questo contesto, per alcune particolari evidenze, più spesso frainteso. Quella italiana, lo sappiamo bene, è una democrazia complessa, per molti aspetti diminuita, ridotta ai minimi termini, non tanto e non solo per l’attuale macroscopico disequilibrio nei poteri, ma per lo storico prevalere di alcuni aggregati e corporazioni che da sempre letteralmente bloccano il sistema. Definirlo un modello neo-corporativo sarebbe ancora un eufemismo. Quando mai le cupole finanziarie, le dinastie del capitalismo italiano, o i titolari delle grandi società pubbliche, o ancora, le rappresentanze sindacali o le principali istituzioni religiose hanno avuto bisogno di “rappresentare” i propri interessi e aspettative ? E' più facile pensare ad una sorta di occupazione, di direttive vincolanti o, peggio, di oneri molto impropri addossati al soggetto pubblico, piuttosto che di trasparente ed equilibrato negoziato di interessi. Un altro non trascurabile e specifico difetto del nostro sistema, chiamiamolo così, è dato dalla pervasiva presenza in ogni rapporto economico o politico di rilievo tra interlocutore pubblico e privato (al sud e al nord !) di quello che viene troppo semplicisticamente definito come "il fenomeno mafioso", che ripropone in realtà uno stile che viene ancor prima di ogni risvolto penale. Inutile citare esempi. Ci sarebbe da chiedersi in proposito quale fino ad oggi sia stato il ruolo del tipico nazional-lobbista in alcune note vicende risalite nelle cronache giudiziarie. Vien da pensare che i maggiori danni concettuali, operativi e definitori sia stata dunque la stessa categoria di questi “mediatori” di interessi ad averli prodotti. L’altro aspetto da mettere in rilevo attiene a quello che si potrebbe definire lo “statuto scientifico e professionale” dell’attività lobbistica. C’è una certa confusione anche in questo campo. Pubbliche relazioni, comunicazione pubblica ed istituzionale, legistica, tecniche negoziali e management, relazioni internazionali e progettazione comunitaria… e chi più ne ha ne metta. Si possono vedere i piani di studio dei corsi di perfezionamento presso alcune note università della capitale. Un'ammirevole composizione di conoscenze richiesta alla base della formazione e dell’azione del neo-lobbista italiano, ma alla fine una complessa miscellanea che non evidenzia un tratto formativo ed esperienziale prevalente ed identificante. Così, de iure condendo, molto diversi sarebbero i contenuti di una possibile disciplina (e quindi dell’identità) professionale se la si volesse considerare dal punto di vista delle relazioni pubbliche anziché da quello tecnico-giuridico pittosto che da quello manageriale; ma questo solo per fare una semplificazione. In altre parole siamo ben lontani dalla possibilità concreta di affermazione del lobbying, così come molti ora anche nel nostro Paese lo vorrebbero interpretare e prima ancora denominare; una realtà oltretutto che vede sempre più protagoniste le strutture intermedie con i loro esecutivi e corpi burocratici e non le principali assemblee legislative, oggi sempre meno rilevanti nei processi di decisionalità pubblica. Nemmeno rispetto alle rappresentanze italiane nelle sedi comunitarie, nonostante la moltitudine di operatori segnalata (sulla carta), per il groviglio di competenze, di organi, di funzioni e di canali di trasmissione dalla dimensione continentale a quella locale (quella che elegantemente viene definita governance multilivello) si può vantare di aver dato vita ad una vera figura di lobbista europeo; semmai ad una sorta di analista coadiutore esterno nei processi di decison making. In più, se è vero che la parte preponderante dell’economia italiana è rappresentata da PMI, lavoro autonomo e professioni è certo che il fenomeno del lobbismo, (così come, con spirito democratico, professionalità ed etica lo si vorrebbe interpretare) da questa dimensione sia singolare che aggregativa è stato e rimane sostanzialmente estraneo. E su questi fenomeni economici ed associativi e sull’azione di questi ultimi soggetti ci sarebbe da discutere molto più a lungo e ancor più criticamente. Ciò che presso l’opinione pubblica alla fine si percepisce può esser molto più vicino alla realtà di quanto non si voglia ammettere: semplicemente quello che si evidenzia nei fatti e che viene esposto con solo apparente semplificazione. In trasparenza si scorgono le disfunzioni e sfasature macroscopiche nel rapporto tra lo stato ed "il mercato" che, ben coperte da un lessico pseudo-moderno e spesso di propaganda, fanno invece arretrare sempre di più questo paese. Tra queste, anche quello che fino ad oggi meglio potremmo definire, nostro malgrado, il lobbying all’italiana.

Maurizio Benassuti R. 10 agosto 2009


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Test di consapevolezza dell'interlocutore pubblico

Le domande da rivolgere al vostro interlocutore pubblico per sapere se almeno possa comprendere di che state parlando.


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quali sono le dimensioni tipiche di un’azienda locale ?

dipendenti -> 5 - 10 - 20 - 40 - 100 - 300 - non so

fatturato -> 1 m.e. - 5 m.e - 10 m.e. - 50 m.e - oltre 100 m.e - non so
(m.e.: milioni di eruro)


quali sono i settori più rappresentati ?

- manifatture per mercato finale
- manifatture per terzi
- prodotti tecnologici
- servizi
- edilizia
- ambiente
- ricerca
- non so

(indicare da 1 a 7 la sequenza)


quali sono i principali distretti industriali dell’area ?

quali sono i principali sistemi locali del lavoro ?


cos’è un patto territoriale ?

a) un piano urbanistico per la regolazione del territorio
b) un accordo delle associazioni di categoria di una determinata area
c) un accordo tra enti locali ed imprese per realizzare infrastrutture
d) un accordo tra enti locali e imprese per lo sviluppo economico
e) non so


quante sono le associazioni che rappresentano gli imprenditori locali ?

-> 3 - 5 - 10 - 20
-> non so


quali sono le principali associazioni di categoria che rappresentano le imprese locali ?
(in base al n. di iscritti che si ritiene ciascuna di esse abbia)

-> non so


queste associazioni di categoria quali collegamenti hanno tra di esse ?

- conoscenze personali
- uffici studi
- tavoli periodici di confronto
- partecipazione ad iniziative comuni
- adesione comune ad altre organizzazioni
- rapporti di natura etico-religiosa
- non so


nel corso di un anno in quante occasioni lei incontra un rappresentante di una impresa o di una associazione di categoria ?

-> 1 - 5 - 10 - 20
-> mai


quanti ritiene possano essere nell’area di riferimento gli imprenditori che ricoprono cariche pubbliche o che sono presenti in organismi dirigenti di imprese pubbliche ?

-> 5 - 10 - 20 - 50
-> non so


quali sono le fonti attraverso le quali lei acquisisce informazioni sull’economia locale ?

- contatti diretti con imprese
- camera di commercio
- studi e ricerche di organismi specializzati
- giornali
- web
- televisione
- varie


quanto ritiene che possa essere importante l’azione politica per lo sviluppo delle attività economiche locali ?

- poco
- abbastanza
- molto
- moltissimo
- non so


in quali occasioni l’azione politica per il sostegno dell’economia locale si rende più rilevante ?

- finanziaria dello stato
- finanziaria regionale
- bilancio provinciale
- bilancio comunale
- disposizioni fiscali
- predisposizione infrastrutture
- disposizioni sul costo del lavoro
- incentivi diretti
- attività di rappresentanza estera
- fiere nazionali
- normativa urbanistica – ambientale
- non so

(indicare da 1 a 11 la sequenza)


ritiene che i servizi alle iniziative imprenditoriali siano compito

- dello stato
- delle regioni
- degli enti locali
- delle camere di commercio
- delle associazioni di categoria
- delle banche

(indicare da 1 a 6 la sequenza)


qual è lo strumento più rilevante d’intervento delle istituzioni nell’economia locale ?

- finanziamento
- defiscalizzazione
- servizi
- partecipazione a quote di capitale
- garanzie per crediti
- fornitura di tecnologie e di ricerca
- sostegno al lavoro
- semplificazione pratiche e procedure
- non so


ritiene che l’impegno delle imprese nel campo sociale e nel comprensorio di appartenenza sia

- assente
- inadeguato
- sufficiente
- buono
- rilevante
- non so


mbr ©
maggio/2009

Lobbies all'italiana (di Michele Ainis)

Le lobby (leggasi: associazioni) ?
Così chiuse da discriminare (persino) i soci.
L’associazionismo è una libertà fondamentale per i singoli e una risorsa per tutta la società.
Ma spesso alcuni corpi associativi virano in lobby in cui la lealtà di gruppo prevale sull’interesse generale.
Servono nuove regole, la prima da rispettare è la trasparenza.
L’associazionismo è una risorsa, per i singoli e per la società nel suo complesso. E anche una libertà fondamentale, protetta dalla costituzione italiana del 1948 non meno che dalla carta dei diritti dell’unione europea del 2000. Ma alle nostre latitudini ha via via contratto un’infezione che trasforma le associazioni in altrettanti corpi separati, impermeabili allo stato di diritto.
E tali corpi associativi (86mila, secondo il rapporto di Cittadinanzattiva e Fondaca, presentato nel 2008) spesso virano in lobby, dove la lealtà di gruppo prevale sull’interesse generale.
Sicché ormai è quasi impossibile ottenere un posto pubblico o privato, una promozione, una medaglia al merito se non fai parte della cordata giusta.
Lasciando a mani nude il non socio, il non iscritto.
Frustrando la libertà di non associarsi, che oltretutto viene quotidianamente contraddetta dalla pioggia di provvedimenti legislativi di favore verso questa o quella associazione.
In conclusione, mettendo un bavaglio a chiunque canti fuori dal coro, dal magistrato che non milita in alcuna corrente giudiziaria all’operaio non sindacalizzato.
Questo strapotere dei gruppi a danno dei singoli individui rinvigorisce a sua volta la vecchia avversione dello stato liberale per i legami associativi, ne rispolvera tutte le ragioni. Non si tratta, ovviamente, di vietare le corporazioni, come fece il 14 giugno 1791 la legge Le Chapelier. Basterebbe vietare soprusi e prepotenze.
Un solo esempio, fra i molti che potrebbero elencarsi.
Vale il principio di non discriminazione all’interno dei gruppi associativi?
Dovrebbe. Eppure abbiamo atteso il 1989 prima che una donna fosse accolta come socia di un Rotary Club. Un beneficio tuttora negato all’interno della massoneria così come nello storico Circolo dell’unione, a Milano. Tanto che nel 1999 il senatore Russo Spena presentò un’interrogazione, chiedendo conto del medesimo divieto applicato al Circolo canottieri Aniene di Roma: il ministro di turno (Laura Balbo) gli rispose picche.
Serve insomma la corazza del diritto per proteggere i soldati semplici di queste armate associative, quantomeno in rapporto ai procedimenti di ammissione o di esclusione dei soci;
ma la strada è impervia, anche perché in giurisprudenza la libertà della associazione per lo più prevale sulla libertà nella associazione, sulla tutela dei singoli associati.
Si dirà che a casa propria ciascuno fa come gli pare.
Vero, tuttavia c’è pur sempre un regolamento di condominio per gli affari comuni.
E allora applichiamolo pure alle associazioni, demolendo il potere di veto dei gruppi dirigenti.
Lo statuto ne stabilisca i fini, e stabilisca inoltre i requisiti per venire ammessi; se ne sei in possesso entri, anche se la tua faccia non piace ai vecchi soci.
Così, riusciremo forse a immettervi una ventata di aria fresca, e comunque riusciremo a rompere dighe e steccati fra le associazioni e il mondo esterno.
È nel buio di di stanze troppo sigillate, troppo nascoste agli sguardi altrui, che si consumano gli illeciti peggiori. La prima regola da mettere nero su bianco si chiama trasparenza.
Nel 1925 una legge (la 2029) prescrisse un obbligo di pubblicità per ogni associazione, imponendo di comunicare l’elenco nominativo dei soci e delle cariche sociali all’autorità di polizia.
Era una legge fascista, che non rappresenta certo un modello da emulare. Ma possiamo girare l’informazione verso la società civile, anziché verso l’apparato autoritario.
Possiamo mettere sul web gli iscritti a ogni associazione, come ha fatto il ministro Brunetta, nel giugno2008, per i consulenti delle amministrazioni pubbliche. Dopotutto si tratterebbe di restituire fiato e gambe a un principio costituzionale, quello che vieta le associazioni segrete.
Nel 1982 la legge Anselmi, sciogliendo la Loggia P2, ne fece una prima applicazione. Ma non basta, l’esperienza sta lì a dimostrarlo. Anche perché rendendo noti al pubblico i compagni di cordata si possono finalmente sparigliare le cordate. Magari aggiungendoci qualche proibizione, se è utile alla causa. Quale? Eccone un esempio: l’articolo 51 del codice di procedura civile stabilisce l’incompatibilità del giudice, quando lui stesso o il coniuge sia parente fino al quarto grado con una delle parti sottoposte al suo verdetto. La medesima incompatibilità fra commissari e candidati vale nei concorsi pubblici.
E perché mai non puoi giudicare un tuo lontano cugino, mentre puoi farlo con il socio che vedi tutti i giorni, con cui ti scambi strizzatine d’occhio dietro il vetro degli occhiali? Perché mai puoi nominarlo direttore, affidargli appalti, appuntargli sul petto un distintivo? Estendiamo l’incompatibilità pure a queste situazioni, e non pensiamoci più sopra.

Michele Ainis

(Fonte: Il Sole 24 Ore del 29 luglio 2009)
http://www.selpress.com/confindustriatoscana/immagini/290709S/2009072930797.pdf


Analogie


Interessante rilevare che i partiti, nonostante l'esplicazione da parte di essi di notevoli "funzioni" pubbliche, nell'assetto costituzionale italiano sono ancora considerati associazioni non riconosciute.
Ai partiti politici non è stata infatti riconosciuta "personalità giuridica", ed essi sono di conseguenza considerati delle "associazioni di fatto" secondo gli articoli 36 e 38 del codice civile.


Lettera a un lobbista

Caro M.M.,
riguardo alla (molto eventuale) definizione legale dell’attività lobbistica nel nostro Paese sono d'accordo, ci si dovrebbe collegare alle esperienze ed alle realtà istituzionali che, almeno teoricamente, si dimostrano più evolute, valutarne i limiti per non commettere gli errori evidenziati, coglierne gli aspetti più positivi.
In realtà conosciamo i motivi dell’impossibilità di arrivare fino ad oggi ad una qualsiasi sorta di regolamentazione, sembrerebbe tuttavia di essere arrivati alla “resa dei conti”.
Se si volesse realmente salvare questo paese dalla bancarotta (il fallimento politico ed economico è già stato dichiarato anche se non pubblicato) non ci si potrebbe più sottrarre alla necessità quantomeno di rilanciare una dimensione più etica della politica e dell'economia nonché del sistema di relazioni e rapporti fra di esse esistenti.
Ma tutto questo non si farà.
Anzi, si nota sul versante politico una forsennata ostinazione a salvaguardare i più bassi interessi di casta, di ogni tipo di casta coinvolta, e su quello imprenditoriale una strenua resistenza delle corporazioni ad accettare l'idea per sé stesse e per i propri aderenti di una ricerca di trasparenza e un'autodisciplina nei rapporti istituzionali e persino nel rispetto delle regole di mercato (che è tutto dire).
Quanto alla spesso dimenticata ma sempre più potente dirigenza pubblica è facile verificare come sia costantemente inosservante delle linee guida anche di natura etica che in tante occasioni sotto forma di direttive, circolari, ecc. sono state, con un bel tasso di ipocrisia, emanate.
Forse qualche bella presa di posizione o sanzione e qualche significativo esempio non guasterebbero - e non sto parlando di condanne di ordine penale, non fa piacere a nessuno vedere la gente dietro le sbarre - basterebbe la decisa, definitiva esclusione dal “circolo”.
Ma il circolo esclude le esclusioni: ".. magari poi qualcuno si mette a parlare".
Ora si affaccia un ulteriore problema di cui cominciamo a trovare (timida) traccia nelle cronache.
In termini democratici ed in ordine alla politica istituzionale prevalente, vale a dire il c.d. federalismo, riguardo alle situazioni di cui stiamo parlando male si qualificano proprio le c.d. “autonomie locali” che per una supposta esigenza di governabilità, nelle sempre più esclusive prerogative dei governatorati regionali o municipali, in assenza di contrappesi, sembrano sempre di più feudi affaristici in cui l’ordinamento ed il principio di legalità risultano cose di altri tempi.
Altro che sussidiarietà e regolamentazione.

Maurizio Benassuti R.

20 luglio 2009

Sistemi bloccati

L’esistenza di istituzioni o di regole formalmente democratiche non è sempre di per sé garanzia del mantenimento di condizioni di vita liberali e democratiche, tantomeno del progresso politico economico e sociale di una comunità. La garanzia giuridica di alcuni diritti, le c.d. libertà, le facoltà degli individui, in assenza di alcune basilari condizioni sociali e politiche, non hanno alcuna concretezza. Così pare proprio che stia accadendo in molti "municipi" e comunità italiane, più ancora in quelle che vengono elevate ad esempio e definite ricche e “moderne”. Il sistema elettorale per l’elezione diretta del sindaco, chiaramente di tipo presidenziale, in assenza di contrappesi istituzionali, controlli pubblici e sociali, una opposizione degna di questo nome, una presenza consapevole della dimensione partecipativa civica, non garantisce la democraticità del luogo, meno ancora la contemporaneità del sistema locale. Se a questo fatto si aggiunge il peso sociale di organizzazioni di ambito più o meno confessionale, dotate di mezzi economici rilevantissimi - gli unici con apparati di socializzazione e formazione politica e di organismi operanti in ogni ambito dei servizi e del no profit - tende a scomparire qualsiasi forma di pluralismo culturale e politico. Il gioco maggioranza-opposizione, pubblico-privato viene appiattito già in sede elettorale - unico momento possibile per la scelta - sia nei programmi che nella composizione delle liste dall'esigenza di rispetto di alcune trasversali ed intangibili categorie pre-politiche, di consuetudini e tradizioni culturali che hanno molto a che fare con radicate ideologie, aspetti religiosi, eredità immeritate derivanti dallo strapotere di alcuni gruppi familiari e molto poco invece con le reali condizioni evolutive di una società. Se poi le associazioni categoriali presenti, anziché dare corpo alle legittime esigenze delle imprese associate - spesso comunità di lavoro di piccolissime dimensioni - si occupano prevalentemente del successo personale e della visibilità dei loro dirigenti, magari per scalare le posizioni direttive di enti economici, articolazioni ministeriali o amministrazioni pubbliche locali, in un accordo sempre troppo stretto e troppo poco trasparente con i vertici istituzionali, non si mantengono le condizioni di mercato e cessa la dialettica dell’articolazione libera degli interessi. Se la finanza speculativa e non trasparente continua a prevalere sul lavoro e sul giusto profitto dell’intrapresa, di chi con coraggio ed indipendenza continua a sfidare le sempre peggiori congiunture, si impoverisce il tessuto economico, la creatività e la capacità manifatturiera, da sempre unico vero punto di forza delle nostre realtà produttive. Se gli ordini professionali, così come le università, diventano scatole chiuse e privilegiate in cui, a prescindere dal merito e dalle reali competenze, trovano accesso e quindi protezione economica e legale solo eredi, parenti ed amici, si perde la qualità delle prestazioni e della ricerca. Se, infine, le comunicazioni, quelle che contano, vedono un soggetto costantemente mantenuto e garantito in una posizione dominante, o, peggio, monopolistica, con una proprietà della testata concentrata negli stessi gruppi e famiglie che esprimono al contempo anche rappresentanza politica ed economica, non c’è più informazione: solo manipolazione e propaganda. Questa che oggi così si presenta non solo è una società scarsamente democratica e illiberale, ma è ancor peggio un sistema bloccato, chiuso in sé stesso, privo di sbocchi, destinato al più rapido declino.

Maurizio Benassuti R. 5 agosto 2009

domenica 9 agosto 2009

Relazioni di potere

Esistono precisi indicatori che mostrano come molte aree metropolitane del nord, sistemi apparentemente saldi, stiano subendo, con poca consapevolezza e percezione da parte di tutti - anche grazie all’artefatto spostamento dell’interesse mediatico e del discorso pubblico su altri temi - una grave, duratura battuta di arresto. I fattori di crisi strutturali del Paese: crisi dei mercati e del lavoro, crisi fiscale dell’apparato pubblico, del welfare, e più ancora degrado delle tradizionali forme sociali, micro-imprenditoriali, comunitarie, civiche e familiari da qui a poco si potranno constatare con i loro effetti e con tutta evidenza anche in questi ambiti. Questo fenomeno risulterà sempre più marcato per l’incapacità cronica dei vertici delle amministrazioni e delle élites locali di interpretazione dei cambiamenti generali e di collegamento alle grandi, globalizzate, dinamiche economiche e sociali in atto. Nonostante le recenti ecicliche papaline, nemmeno più si riesce a palesare quell’atteggiamento paternalista e “previdenziale” che ha spesso contraddistinto la politica, l’imprenditoria e la finanza cattolica radicatasi in molti di questi ambiti fin dal primo dopoguerra; una concezione che quantomeno dava vita a progetti istituzionali e sociali compensativi. Queste assenze escludono quindi che si possa oggi parlare di classe dirigente, bensì solo di una élite con la vocazione al mantenimento ad oltranza di uno status e di regole di condotta sempre più isolazioniste ed autoreferenziali; un aggregato, nemmeno tanto ristretto, che continua nei fatti ad allontanare da sé la coscienza dei cambiamenti, avendo come orizzonte solo il proprio privilegiato e sempre più ristretto ambiente di vita. E’ tipico del nostro paese presentare centri di potere frammentati per interessi territoriali e settoriali, quasi mai classe dirigente, gruppi più orientati all’amplificazione del proprio privato tenore che allo sviluppo imprenditoriale ed alla responsabilità sociale, ma se questo è vero in termini generali, in questi ambiti se ne hanno esempi eclatanti. Se poi passiamo al rapporto tra economia e politica in alcuni momenti quasi paritetico e indipendente, oggi si vede che viene sempre più spesso percepito come lo spazio di espressioni ed aspirazioni nemmeno più corporative, solo strettamente personali. Risultato: un anomalo, ingiustificabile, individualismo amorale che da queste élites arriva a contagiare, come cultura della “furbizia”, anche il semplice cittadino che possieda qualche aspirazione di crescita. Una commistione improduttiva che vede politici entrare in cordate economiche attraverso partecipazioni dirette o fiduciarie, imprenditori che “acquistano” cariche elettive e così diventare tout court politici, accademici fare i lobbisti per sé stessi e per i gruppi finanziari, professionisti trasformati in gestori di cabine di regia extraistituzionali; tutti a comporre solo una élite salottiera, conservativa, non una vera consapevole classe dirigente. Malgrado tutti i tentativi di propaganda, in quelle che sono considerate le solide realtà del “ricco nord" risultano in realtà sbiaditi ed impoveriti all'estremo i fattori basici di crescita della società e dell'economia di quello che oggi più che mai dovrebbe risultare essere un sistema moderno, competitivo ed integrato e che invece non è. Nessuna mobilità sociale e nessuno spazio offerto agli aspetti meritocratici, essendo ogni cooptazione riservata a chi sappia manifestare quiescenza acritica. Prevalenza della finanza sulla manifattura. Assenza di una reale diffusa innovazione industriale. Ricerca applicata ed eccellenza formativa agli ultimi posti nelle classifiche internazionali. Interventi nel sociale privi della necessaria "europea" laicità e dinamicità e spesso lasciati , come fatto scontato, ad organismi di ambito confessionale. Una sanità baronale, orientata e concentrata verso il settore privato convenzionato. E così si potrebbe continuare ad elencare tutti i numerosi aspetti che mostrano con chiarezza, al di là di ogni concezione politica, la antistorica ed anacronistica strada intrapresa. Non resta che ricordare a questi “protagonisti” che gli scenari post-fordisti richiedono, anzi impongono, anche per loro una nuova grammatica ed un nuovo lessico persino nelle relazioni di potere; un potere ed un quadro di privilegi che senza consapevolezza, visione del cambiamento, capacità di gestione ed attivazione di nuove dinamiche può sparire da un giorno all’altro. Anche per chi possiamo immaginare che sia poco interessato alla democrazia economica e sociale sarebbe utile ricordare che la crescita, anche degli interessi più ristretti ed individuali, è possibile solo se si forma una rete pragmatica ma allargata e pluralista di interessi in grado di spingere concretamente lo sviluppo di tutte le componenti del sistema.


Maurizio Benassuti R. 8 agosto 2009

sabato 8 agosto 2009

LINK sparsi

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-64764f45-8881-48c0-b66d-56802c545169-tg3.html?p=0
Intervista con Giuseppe Mazzei, presidente de "IlChiostro". TG3 del 2 novembre 2009


AALEP :: Association of Accredited Lobbyists to the European Parliament
Origine: www.aalep.eu
AALEP or the Association of Accredited Lobbyists to the European Parliament represents lobbyists who are duly accredited to the European Parliament. Our mission is to enhance the development of professionalism,

Regione Umbria - Consiglio regionale - Analisi di processo
Origine: www.crumbria.it

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=154502787264&h=wvb9U&u=1f67_&ref=share

ISLE
Origine: www.isle.it
Tra le pieghe del procedimento legislativo nel parlamento europeo. La codecisione nella revisione generale del regolamento fra procedura e negoziati.

Businessitalia.info
Origine: www.businessitalia.info
- La seconda edizione della ricerca CSR Online Awards sulla comunicazione online della responsabilità sociale d’impresa incorona Eni. Al secondo posto Telecom Italia e al terzo Banca MPS, mentre FIAT è l’azienda che è migliorata di più. ...

The International Association of Business and Parliament
Origine: www.iabp.org
The International Association of Business and Parliament (IABP) exists to establish a non-corrupt, transparent bridge to understanding between parliamentarians and business people – strengthening democracy and strengthening national economies. ...




Roma, Facoltà di Scienze Politiche LUISS Guido Carli17 - 19 settembre 2009Convegno SISPGruppi di interesse e democraziaDemocrazie e Democratizzazionehttp://www.sisp.it/convegno/2009/paper/49


Il lobbying democratico come fattore di sicurezza di Giorgio CARRION "Non ‘pressione dietro le quinte’ ma contributo al processo decisionale politico, attraverso informazioni ed analisi, fornito da specialisti di settore che possono – in tal modo – rendere le scelte finali più mirate ed adeguate."http://www.sisde.it/Gnosis/Rivista3.nsf/ServNavig/5


Lobby, il potere opaco che governa l’ItaliaObama ha dichiarato guerra a quelli americani. Ma anche nel nostro Paese c´è una rete di poteri opachi che fa pressioni e gestisce affari. Ecco come ...http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=11136


notizia - Ferpi
L’associazionismo è una libertà fondamentale per i singoli e una risorsa per tutta la società. Ma spesso alcuni corpi associativi virano in lobby in cui la lealtà di gruppo prevale sull’interesse generale. Servono nuove regole, la prima da rispettare è la trasparenza. Le lobby? Così chiuse da discriminare i sociL’associazionismo è una libertà fondamentale per i singoli e una risorsa per tutta la società. Ma spesso alcuni corpi associativi virano in lobby in cui la lealtà di gruppo prevale sull’interesse generale. Servono nuove regole, la prima da rispettare è la trasparenza


it.novopress.info
Fonte: it.novopress.info
Quando in Italia si parla di lobby, il pensiero va subito a certi film americani, da ultimi quelli di Michael Moore, dove si affronta senza peli sulla lingua, il problema del ruolo, spesso corruttivo, giocato dai gruppi di interesse. ...


Il senso del Lobbying nella PA
Fonte: archidata.typepad.com
Pubblico e privato: interazioni e lobby commerciale, come si formano le decisioni View more OpenOffice presentations from Gian luca Petrillo. Gianluca Petrillo spiega la differenza tra influencers e venditori alla PA. (Via Quintarelli) Petrillo si occupa di Relazioni Istituzionali per...


http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=109092831838&h=yKwun&u=0WT95
Fonte: www.federtrasporto.it


potere e Comunicazione - un’idea per Reti — Galassia Reti
Fonte: www.galassiareti.com
come già sapete, giovedì 23 luglio si terrà il primo Bar Camp RETI, un’occasione per incontrarci, esprimersi e proporre nuove idee.



Pubblico e privato: interazioni e lobby commerciale, come si formano le decisioni
Fonte: www.slideshare.net
Corso universitario tenuto il 23 Maggio 2009 presso l'università LUMSA..


Riviste - Anna Carola Freschi, Luca Raffini, Processi deliberativi istituzionali e contesto politico
Fonte: www.mulino.it
Abstract This article provides a contextualized analysis of an important experience of public deliberation recently promoted by the Tuscan Regional Government and finalized to draft a regional law about the citizens participation to the public decision making. ...

Riviste - Antonio Floridia, Democrazia deliberativa e processi decisionali: la legge della Regione T
Fonte: www.mulino.it
Abstract Tuscany Region has recently approved a regional law aiming to promote new forms and channels of citizen participation in public decision-making processes. The article analyses the origins and ...

Che cosa è Impresa & Stato
Fonte: www.mi.camcom.it
A partire dal 1988, la rivista


Un fantasma si aggira in Europa: le lobby - La rivista europea ~ Cafebabel
Fonte: www.cafebabel.com
L’eurodeputato conservatore Alex Stubb, ha in progetto di presentare una proposta di regolamentazione per controllare l’attività delle migliaia di lobbisti che frequentano i corridoi dell’Europarlamento

Le lobby in Europa: gruppi di pressione alla luce del sole - European elections 2009 - Élections eur
Fonte: www.eudebate2009.eu
La figura del “rappresentante d’interessi” fa parte del panorama politico di Bruxelles. Gruppi che agiscono alla luce del sole e che svolgono anche un ruolo consultivo nel processo legislativo. Maturità democratica o decifit di competenza perl’Europa?

webgate.ec.europa.eu
Fonte: webgate.ec.europa.eu

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=113546193936&h=n7Evu&u=xFnCx
Fonte: www.consiglio.region...
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Presentazione
Fonte: www.europarl.europa.eu
I gruppi d'interesse rappresentano gruppi privati, pubblici o non governativi. Essi costituiscono una risorsa in grado di fornire al Parlamento conoscenze e competenze specifiche all'interno di numerosi settori economici, sociali, ecologici, scientifici ecc.


Lobby - Wikipedia
Fonte: it.wikipedia.org
Il termine lobby viene usato correntemente anche per indicare un certo numero di gruppi, organizzazioni, individui, legati tra loro dal comune interesse di incidere sulle istituzioni legislative: in Europa presso la Commissione che ha sede a Bruxelles, negli Usa presso il Congresso di Washington.


Relazioni istituzionali - Wikipedia
Fonte: it.wikipedia.org
Le Relazioni Istituzionali (R.I., Relist, Lobbying) sono quelle attività tecniche, etiche e legali di relazione svolte da persone, società, associazioni, enti attraverso propri funzionari (in house) o ...

Transparency International
Fonte: www.transparency.org
Transparency International is the global civil society organisation leading the fight against corruption.

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=126549885796&h=Qljsw&u=JoAom
Fonte: www.alter-eu.org
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Pancini: «Le aziende non cercano più favori, ma relazioni»
Fonte: www.youtube.com
Il responsabile dei contatti istituzionali di Google racconta a SherpaTv l'attività di lobbying dopo mani pulite e punta sul modello europeo

D'Amico: «Lobbying, il governo guardi alle regole Usa»
Fonte: www.youtube.com
Il presidente di ConfimpreseItalia ritiene che una normativa che assicuri trasparenza all'attività di pubblic affairs aiuterebbe le Pmi italiane

«Lobbying, componente fondamentale della democrazia» Pt2
Fonte: www.youtube.com
Per il presidente di Reti «in Italia c'è un drammatico fossato tra sistema e società: il lobbista è un bravo operatore di comunicazione tra questi due mondi»

1/3 Dario Nardella "Comunicazione istituzionale e partecipazione" Winter School 2008
Fonte: www.youtube.com
Fondazione Mezzogiorno Europa - Winter School 2008 - "Una Nuova Comunicazione Istituzionale per il Mezzogiorno in Europa" Napoli - 28/29 febbraio - 1/2 marzo 2008

Confindustria fa lobbying per la crescita del paese
Fonte: www.youtube.com
Maurizio Beretta a SherpaTv: «C'è bisogno di un'attività trasparente ed esplicita. Fuori dal mercato chi la svolge in maniera non ufficiale»


Sadun: «Adottiamo anche in Italia il registro dei lobbisti»
Fonte: www.youtube.com
Il direttore Relazioni Istituzionali Unicredit chiede trasparenza e uguaglianza nella nuova normativa: chi fa lobbying deve avere accesso ai documenti parlamentari

IRES - Istituto di Ricerche Economiche e Sociali
Fonte: www.ires.it
Verso il Centenario della CGILhttp://www.100annicgil.ituna/ web-tv per informare sulle iniziative in programma per partecipare, per ricordare


Confindustria - Centro Studi Confindustria (CSC)
Fonte: www.confindustria.it
Il CSC produce e mette a disposizione di imprese associate, sistema associativo, analisti ed economisti, giornalisti e studenti un ricco patrimonio di informazioni, ricerche e previsioni economiche.


CONFCOMMERCIO - Ufficio studi
Fonte: www.confcommercio.it
25.Mar.2009 Note economiche: storia e congiuntura Convegno "La bilateralità efficace", Roma 25 marzo 2009


IL SOLE 24 ORE
Fonte: www.ilsole24ore.com
RAPPORTO EURISPES 2008

Dipartimento di Scienze storiche e socio-politiche - Luiss Guido Carli
Fonte: www.luiss.it
Nato a Roma il 30 marzo 1981; consegue nel giugno 1998 il Baccalauréat francese presso il Lycée Chateaubriand di Roma.Laureato nell’aprile 2005 in Scienze Politiche (indirizzo politico-sociale ...

Fondazione Nord Est: Home
Fonte: www.fondazionenordes...
La conoscenza dei processi che caratterizzano lo sviluppo sociale ed economico, il tema dell'identità territoriale e culturale hanno un valore strategico per il futuro del Nord Est. Il confronto di tali ...

Dipartimento di Scienza Politica
Fonte: www.dosp.unibo.it
Dal 28 gennaio 2008 il Dipartimento di Organizzazione e Sistema Politico ha cambiato denominazione in Dipartimento di Scienza Politica.

Demos & Pi
Fonte: www.demos.it
La geografia degli orientamenti culturali, sociali e politici degli italiani, tracciata dagli articoli di Ilvo Diamanti per La Repubblica.


Demos & Pi - Indagini analisi sondaggi
Fonte: www.demos.it
Demos & Pi - Istituto di ricerca politica e sociale fondato da Ilvo Diamanti. Indagini, sondaggi, società e opinione pubblica.


Istituto Cattaneo
Fonte: www.cattaneo.org
L'Istituto Cattaneo svolge attività di ricerca, seminariali ed editoriali dirette a promuovere la conoscenza dell'Italia contemporanea

[CENTRO INTERUNIVERSITARIO di COMUNICAZIONE POLITICA] POLITICA
Fonte: www.unipg.it

Il Blog dell’Intergruppo Parlamentare 2.0
Fonte: camere2punto0.wordpress.com
L’On. Mario Tullo, PD, membro della Commissione Trasporti, Poste e TLC della Camera, ha aderito oggi all’Intergruppo Parlamentare 2.0. Gli diamo il nostro più cordiale benvenuto!

PoliticaLink - Home
Fonte: politicalink.italiav...
Si sono concluse al ministero dell'Interno le operazioni di deposito dei contrassegni con cui vengono distinte le liste elettorali e indicate le rispettive denominazioni, in vista delle elezioni europee ...

Gli Eletti
Fonte: www.glieletti.it
oppure scegli un argomento associato all'attività del politico ArgomentoAffari esteriAffari regionaliAffari socialiAgricoltura, AlimentazioneAmbiente, EcologiaBilancioCommercio e ArtigianatoComunicazioniCultura, ...

Mazzei: «Codice e sanzioni, così il lobbying all'italiana»
Fonte: www.youtube.com
Il direttore delle Relazioni Istituzionali Allianz non ritiene adatti i modelli Usa o Ue e spiega che l'Italia è in notevolissimo ritardo sulla regolamentazione

EAPC - European Association of Political Consultants
Fonte: www.eapc.com
Turkish Prime Minister Erdogan at the EAPC Conference Thursday, February 19, 2009 With the Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan, one of the most important politicians will be present at the EAPC congress in Zürich. ...

.: AICOP - Associazione Italiana Consulenti Politici e Public Affairs :. - Home
Fonte: www.aicop.it
AICOP- Associazione Italiana Consulenti e Public Affairs


Lobbying-Europe.com - Le portail Européen du Lobbying: Public Affairs, Lobby et Institutions
Fonte: www.lobbying-europe.com
Lobbying-Europe.com - Le premier site français sur le Lobbying, Lobbying, Groupe d'intérêt, Affaires publiques, Europe, OPA, gestion de l'influence, réseau d'influence.


Il Chiostro » Chi siamo
Fonte: www.ilchiostro.org
Il Chiostro è un’associazione che vuol promuovere la cultura, la pratica e la regolamentazione della trasparenza nella rappresentanza degli interessi. Abbiamo scelto di chiamare la nostra associazione ...


Lobbyingitalia.info: Sito Ufficiale del Master MPA
Fonte: www.lobbyingitalia.com
- Dopo quasi due decenni di negoziare opaco, affari e manovra politica, i lobbisti locali potrebbero dover fronteggiare regolamentazioni più severe nel mezzo delle proteste pubbliche per una maggiore accountability. ...


Mappa
Fonte: www.infocamere.it
sito di InfoCamere, societa consortile di informatica delle camere di commercio italiane

Starnet
Fonte: www.starnet.unioncam...
Bollettino Vendite Flash - III bim 2009 06/08/2009Dati congiuntura servizi II trim 2009 06/08/2009Dati congiuntura commercio II trimestre 2009 03/08/2009Turismo. ...

Unioncamere.it
Fonte: www.unioncamere.it
Unioncamere

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=137476735578&h=PTyBV&u=1HvRh
Fonte: www.isae.it
L'ISAE ottiene prestigiosi riconoscimenti internazionali nella Conferenza CIRET 2008 - Premio Best Paper CIRET 2008 Categoria "World" al Paper "Economic V.Psychological Forecasting " e Menzione d'Onore ...

Ceris - CNR - Home
Fonte: www.ceris.cnr.it
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